Roberto Zacco
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Medico, docente
universitario e scrittore. E' stato per oltre 25 anni cultore di
archeologia, ha maturato con i viaggi
e lo studio
un'appassionata conoscenza della civilt egiziana. Membro di alcune societ
egittologiche in
Italia e all'estero, stato collaboratore presso l'Istituto di Archeologia dell'Universit di Pavia.
"E' impresa
faticosa scrivere, scrivere per rimanere, per raccontare il sempre-vero,
l'universale.
Scrivere in
modo che chi legge debba muovere il capo in un cenno di intimo assenso e in silenzio
impossessarsi per un istante della
bellezza o della
verit con una specie di folgorazione che sta ad esse come l'orgasmo sta all'amore.
E' difficile
trovare nella foresta dell'umano quel sentiero tortuoso e nascosto che porta a
tutti gli alberi e che sfiora
ogni ramo e che
pure tutto toccando rimane intatto al di sopra dello stormire delle cose,
libero e leggero, libero e lontano, eppure
tanto prossimo ed
avvolgente quanto il vento."
Nefertiti sull'Inno al Dio Aton, Le braccia del Sole", Roberto Zacco, 1997
Questo sito e' curato da Riccardo Bugliosi.
Bibliografia letteraria
Dove guarda la sfinge
Persiani Editori, Bologna, 2010
il terzo romanzo ad ambientazione egizia di Roberto Zacco che,
con i due precedenti libri, completa la trilogia ambientata in un periodo
storico
cruciale di quell'antica civilt .
In "Dove guarda la Sfinge" il protagonista, lo scultore Tutmhose, storico autore di bellissime statue tra
le quali il famoso busto di Nefertiti, racconta di s , descrivendo il tormentato rapporto tra l'uomo e l'arte.
Gli occhi
della Luna
Mondadori,
Milano, 2006
L'epopea di Akhenaton
e Nefertiti narrata dal Faraone stesso. Un gioco di prospettive affascinante
che illumina sulla
differente visione della realt e del mondo offerta dalla prospettiva
del coniuge/Faraone rispetto a "Le braccia
del Sole"
Incipit del
libro:
"Dove
si annidano dunque le colpe di un uomo? Davvero dentro al suo cuore come un
carico o una zavorra nella stiva di una nave
o nel
ristretto spazio al di sotto del ponte di una barca?
Fino a che
punto l'imbarcazione, qualunque essa sia, pu reggerne il peso e continuare a
galleggiare e soprattutto a navigare, fino
a che punto
le vele dell'ideale e i remi della volont e il timone della saggezza possono
averne ragione e guidarlo all'approdo oltre la
vita dove ci
incontreremo con Dio?
E che cosa
conteranno veramente per lui: le vele e i remi e il timone che l'uomo ha
inventato e manovrato, la perizia e l'abnegazione
nell' affrontare
i pericoli o forse solo quel carico di colpe?
E perch ha
creato i venti e le correnti e le stelle quasi un invito ad affidarsi a loro ed
alla tentazione del viaggio se a lui interessa
solo il peso
insopportabile che noi portiamo e sola- mente in base ad esso ci giudicher ?
E perch ha
reso gli uomini cos diversi, alcuni simili a grandi navi, altri a semplici
barche ed altri ancora a miserabili zattere?
E ancora che
cosa sar pi determinante per la sorte del giudizio: il peso totale del carico
o la sua quantit in rapporto alla capacit della stiva,
le distanze
raggiunte dall'uomo nel bene e nel male o il coraggio dimostrato, la fortuna o
il valore?
S , la
fortuna e il valore, ecco: non sono forse queste cose doni che in diversi
momenti esprimono li di lui favore?
Mostrer mai di considerare che pi grande la nave e tanto maggiore la sua disposizione a caricarsi di colpe cos come di buone opere?"
Akhenaton incontra Nefertiti.....
"Rimanemmo
immobili. La luce alle sue e spalle ne rendeva indistinto il volto eppure capii
che mi stava davanti la pi bella donna che avessi
mai incontrato
perch avevo udito le sue parole e non con gli occhi ma con il cuore mi stavo
appropriando della sua presenza.
Allora tesi una mano verso di lei e le dissi: Vieni Nefertiti, non avere paura... tu sai chi sono".
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Mondadori, Milano,1997
Il diario della
grande Regina Nefertiti, sposa di Amenophi
IV / Akhenaton. Un libro affascinante e coinvolgente
sia per le vicende narrate sia
per l'intensit
e la bellezza della scrittura.
Di seguito
potete leggere un estratto delle riflessioni della 'donna pi bella della
storia':
"Come
maschio il fiume e come femmina la terra. Essi vivono abbracciati.
Lui serpeggia
sul suo corpo, accarezza, fruga, ritorna. Vuole toccarla.
Si vede che
vuole toccarla il pi possibile e lo fa con desiderio impaziente.
Tasta la sua
consistenza, approfitta delle sue rive sabbiose e morbide indugiandovi e si ritrae
respinto ma non scoraggiato da quelle rocciose.
Stringe teneramente
tra le sue dita come fossero capezzoli isole di terra che, cos delimitate,
sembrano prendere coscienza del proprio esistere
e salgono con
stupore all'occhio di chi guarda.
Si allarga e
dilaga sulle parti piatte e vi scorre con abbandono rinunciando alla sua
profondit , ma dove la terra si muove con i suoi rilievi
ed appaiono
gole ed anfratti egli vi irrompe aumentando il flusso della corrente e creando
vertigini che sembrano nascere in prossimit del contatto:
in quei punti
profondo, aggressivo, ostinato e pare che il suo cuore si metta a correre
pressato da una particolare premura.
Misterioso non
tanto nel suo fine che pur sempre quello di violare e procedere ma piuttosto
quanto alle cause che lo fanno muovere dalla
serenit verso un
tumulto che fa cambiare il colore dell' acqua e la sua limpidezza ma soprattutto
che rimescola la superficie con il profondo.
Il fiume va,
il fiume viene, sembra spadroneggiare sulla terra. Egli porta. Egli dona. Dove
spegne la sete consente la vita. Ma questo facendo
sembra crearsi un
impegno eterno e di questo impegno sembra farsi un carico che giustifica la sua
forza oltraggiosa.
Certamente il
fiume come un regale invasore ha sete di gloria e di piacere.
La terra, pi saggiamente, solo di
acqua. Lo attende supina, lo riceve, sorride alla sua stravaganza ed al suo
passare si accende di vita. Sembra
aspettare il suo
potere per rivelare il proprio.
Ma mentre lui ha la forza cieca che
penetra e feconda lei ha gli occhi per guidarlo. Solo la terra sa dove andr il
fiume.
Se la terra avesse voluto il Nilo
sarebbe sboccato nel mare di Punt invece che nel mare
del nord ed allora l'Egitto non sarebbe mai esistito.
Il fiume tutto tranne che il suo destino."
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Nudo di
donna con cane
GEI,
Milano,1986
Una donna,
Elena, il suo cane Doghy e due uomini molto diversi
tra i quali essa si divide con esasperante e disgregante incertezza.
L'attende
una scelta. Ma quale la strada, il viaggio interiore, che consente di
giungervi? Quali le possibilit di completare
il cammino impervio che si snoda tra psiche e bisogno, tra inconscio
e ragione, tra amore e possesso? Amore o possesso:
questa la differenza, il dualismo che lacera la
protagonista e che porta ad una disperata necessit di definire l'amore.
Amore dunque
come trasporto, passione, sensualit . O come comprensione dell'
altro, analisi, aiuto.
O come
dedizione totale e cieca, indiscusso sacrificio di s . Se l'amore tutte
queste cose pu essere scambiato
con il possesso che non nessuna di esse? Se l'amore esclude il possesso
allora anche libert . La vicenda si snoda
ed filtrata attraverso l'accorato ricordo di Doghy
che, tra questi modi di amare, rappresenta quello pi perfetto e pi infelice,
l'amare in silenzio.
(Elena,
indecisa, si rivolge ad uno psicanalista e, dopo una serie di sedute:)
"-Allora
dottore cosa ne dice? - Chiese Elena un giorno prendendo posto nella sua
poltrona. Il dottore si tolse gli occhiali e accomodandosi indietro sullo
schienale la guard con un sorriso confortante.
-Bene, mi
pare. -s' interruppe per offrirle una sigaretta, forse la duecentesima che
Elena fumava li dentro, e stranamente ne accese una anche lui.
-Ho potuto
tirare le somme. Voglio dire che ho individuato il bandolo della matassa, forse
la causa di tutti i perch . -
La bocca
socchiusa, Elena lo incoraggiava con gli occhi a parlare. .
-Almeno
credo. - aggiunse il dottore.
-Mi dica la
prego.
-Ecco vede,
tutto comincia con l'esperienza della ragazzina undicenne
che fu testimone della sofferenza della madre per l'infedelt del padre
consumata, si presuppone, con donne di malaffare.
Da questa
esperienza che costituisce il trauma iniziale, nascono due reazioni
psicologiche cos forti, che, in lei, non si sono ancora esaurite.
Si ferm un
attimo a considerare l'espressione di Elena, le avvicin un posacenere e.
continu con tono accademico:
-La prima,
che chiameremo A, costituita da un senso di risentimento verso il padre. "La
seconda, che chiameremo B, il desiderio di vendicare la madre.
Vendicarla
ovviamente ponendosi come principio generale di vincere sempre contro questo
genere di donne o, se preferisce, contro tutte le donne
che possono
acquisire nella vita il ruolo di rivali.
E per fare
ci la ragazzina ritiene che questo tipo di donne
vadano battute con le loro stesse armi e cio , per usare un eufemismo, con la
spregiudicatezza.
-Vuol dire
essere pi puttane di loro, dottore?
-Per
l'appunto.
-Ma come
potevo quando ero bambina pensare in questo modo? Allora ero veramente ancora
pulita.
-Lei deve
sapere che l'infanzia primordiale. Per esempio, un bambino che vede picchiare
suo padre da un uomo non solo desidera uccidere questo uomo ma se potesse farlo
sicuramente lo farebbe. Cos , nel suo caso, la sofferenza di quel trauma le
piant dentro il seme di un grande risentimento e di un grande cinismo.
-Ma
crescendo io divenni una ragazza perfettamente normale e se allora mi avessero
detto quello che mi sarebbe accaduto io...
-Non ci
avrebbe mai potuto credere. Lo so. Ma mi lasci continuare, la prego. Stavo
appunto per dirle che nei dieci anni che seguirono a quel trauma dentro di lei
avvenne tutto quello che glielo poteva fare dimenticare. Vennero a stratificarsi
nella sua psiche tutti quegli elementi ridimensionanti apportati da una
maggiore et , dalla cultura acquisita, dall'educazione civica, umanistica,
religiosa nonch , probabilmente, anche da una pi tranquilla e positiva
esperienza di vita familiare. E questi elementi sono in realt altrettante mani
di vernice passate su quelle profonde impronte psicologiche che abbiamo
chiamato A e B fino a che, esse appaiono del tutto cancellate. Liceo, primo
anno d'universit , intelligenza, cultura, equilibrio, nessun segno di
scompostezza, prime esperienze amorose poco
coinvolgenti senza darsi a nessuno, attesa del cos detto "grande
amore". Non cos ?
- S . -
rispose Elena e provava nostalgia e commozione.
-Un quadro
normale e gradevole insomma, -
Il dottore fece
una pausa per consultare i suoi appunti ed Elena
sempre guardandolo si accese un'altra sigaretta mandandosi il fumo negli occhi,
Doghy aveva smesso di guardare lo
scarabeo, aveva cambiato di posto e, il muso schiacciato sul tappeto, aveva
preso ad osservarli spingendo continuamente lo sguardo dall'uno all'altra.
-Ma gli anni
'passano e lei giunge finalmente a quella esperienza che dovr condizionare
tutto il suo futuro ."
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La cultura
medica nell'antico Egitto
Edizioni Martina, Bologna 2002
Di seguito
vi presentiamo la prefazione a quest'opera:
"Presentiamo
ben volentieri a un pubblico di lettori curiosi e culturalmente motivati (non
necessariamente specialisti) questo
saggio sulla
medicina dell'antico Egitto, che si deve alla scrittura elegante di un addetto
ai lavori, docente di semeiotica medica
e cultore
appassionato di egittologia, non che capace di dar prova, in pi occasioni di
un assai notevole qualit di narratore:
Roberto Zacco
autore, fra l'altro, di un eccellente romanzo storico, intitolato Le braccia
del sole, che propone, con piena
aderenza antiquaria,
profondit d'introspezione psicologica e sobriet di stile, un autobiografia
emozionante di Nefertiti, la
sposa mitanna di Akhenaton, il faraone dell'eresia monoteistica.
Lo scrupolo documentario del narratore, esposto alle insidie
d'un genere
(tanto spesso maltrattato!) come quello del romanzo storico, trova conferma a
posteriori proprio in questa bella
prova saggistica,
che ne rileva tutta la coerenza intellettuale: dove l'essere medico storico e
un uomo del presente messa a
confronto (non
rassicurante, non consolatorio) con un passato veramente "altro",
tutto risponde a un esigenza sofferta di partecipazione
umana. Homo sun: umani nil a me alienum puto.
La
trattazione si sviluppa con disegno ordinato e comprensibile anche per i non
esperti: una breve, lucida sintesi della storia d'Egitto,
dalle origini
dell'impero faraonico allo splendido tramonto di et ellenistica; i concetti
basilari della problematica antropologico-culturale;
la
documentazione disponibile vale a dire: manoscritti di argomento medico su
papiri; dati desunti dall'autopsia di mummie; immagini
nell'arte egiziana di
malati, di malformati, di azioni curative e chirurgiche: ed qui che risalta
al meglio l'expertise dell'Autore; poi la figura
e il ruolo
sociale del medico; infine, i contenuti dell'antica medicina, e cio le sue
effettive conoscenze.
Ne
scaturisce una rappresentazione della medicina egizia intelligentemente
sfumata, in chiaroscuro, dove si riconoscono, allo stesso tempo,
un elevato
grado di consapevolezza metodologica e molte buone intuizioni nell'ambito della
patologia (inclusi alcuni suoi aspetti di carattere
quasi
microbiologico) e della pratica terapeutica, ma anche una sostanziale ignoranza
anatomica dovuta al tab religioso che vietava la
dissezione dei
cadaveri e impediva qualunque contatto fra medici e imbalsamatori e una sorta
di autolimitazione "filosofica", tale da impedire
un reale e
costante progresso conoscitivo. Giustamente Zacco ammonisce quasi subito il
lettore a "dimenticare ogni visione moderna della
medicina e del
concetto di vita - morte sul quale essa impostata" e, nel finale del
libro, osserva non senza ironia che le nostre menti
alimentate da duemila
anni di cattolicesimo, da trecento di empirismo, da duecento di capitalismo e
da cento di marxismo ( ... ) sono certo
le meno adatte
ad accogliere la filosofia, mai scritta dell'antico Egitto. Non si tratta semplicemente
di ovvia cautela antropologica: chiaro che
gli antichi (e
non solo gli egiziani) avevano idee diverse dalle nostre sulle corporeit ,
sulle ragioni di dell'esser vivi, sullo star bene, sulla malattia;
ma la
riflessione di Zacco conduce ben oltre, fino a connotare questa distanza (di
tempo e di concetto) d'una specie di nostalgia: quella scienza
lontana, cos
limitata rispetto alla nostra e tanto pi spesso impotente di fronte alla
malattia, era tuttavia pi 'saggia', perch organica a una
percezione totale del
mondo e del destino dell'uomo, che sapeva comporre morte e vita estinguendone
il conflitto.
Diversit (e
fascino) della medicina egizia sono dunque nella sua adesione senza pentimento
al limite "fino a dove arrivava il suo sguardo, per
riprendere la
citazione di Burckhardt che Zacco ha cara. Talune
malattie si possono guarire, altre si combattono, altre vano combatterle: e
alla
morte bisogna
pure addestrarsi, fino a "sentirla" con l'emozione serena di chi
ascolti "certe pagine di Beethoven o di Wagner" l'annotazione del
medico di oggi,
insofferente (si direbbe) di certi accanimenti terapeutici; la morte va
guardata con l'"affettuosa dimestichezza" degli antichi e ci
vengono in mente
gli "occhi aperti" di Marguerite Yourcenar.
Oltre l'affanno degli uomini, oltre la medicina e gli altri nobili esercizi
dell'intelletto,
regna infatti
Ma'at, l'ordine immutabile della natura e la sua giustizia intrinseca, che
l'immaginario egizio personificava in una dea "esile, graziosa,
gentile e
leggera" e indicava con l'attributo (a una prima impressione, sconcertante
... ) della piuma: si pensi, l'ordine dell'universo tutto intero
rappresentato da una
piuma, volatile e quasi inconsistente! Ma quella piuma era il contrappeso della
psicostasia osirica: il parametro delicatissimo
della colpa, la
minuscola chiave d'accesso, apparentemente inafferrabile, al mondo dei risorti.
Le pagine
che concludono il saggio di Zacco mettono allo scoperto le domande senza
risposta e l'inquietudine dell'uomo di medicina moderno,
che scopre
infine la saggezza ancor pi della conoscenza, altrettanto l'ombra della luce:
perch l'ombra, appunto, l'ombra "nel disegno della vita
d ad essa
risalto e profondit ".
Singolare
percorso, questo che avvicina vertiginosamente chi scrive, chi legge, a
Cicerone a Montaigne, all'anonimo scriba del secondo
millennio:
'La morte
davanti a me oggi ( ... ) come lo star seduti sotto la
vela in una giornata di vento ( ... ) come quando un uomo desidera vedere la sua
casa dopo che
molti anni passati ha in prigionia".
MAURIZIO
HARARI
Titolare Cattedra di Archeologia dell'Universit di Pavia
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Prof. Maurizio Harari su "La cultura medica dell'antico Egitto"
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